Consigli utili

Alcune utili indicazioni per il campionamento archeobotanico

Il campionamento per l’analisi archeobotanica dei macroresti vegetali (frutti/semi) richiede alcuni standard internazionale che vengono qui brevemente indicati:

Numero di campioni

Il numero dei campioni deve essere distribuito al meglio in modo casuale durante lo scavo. Per una corretta valutazione statistica dei risultati, sono richiesti almeno 10 campioni per unità di valutazione. Se ciò non fosse possibile (come spesso accade), ovviamente andranno valutati quantitativi inferiori. Possono essere presi in considerazioni studi analoghi dei siti con cui si vuole fare una comparazione. È opportuno in ogni caso prevedere campioni da tutti gli di strati contenenti resti vegetali visibili.

Volume del campione

Nel caso di depositi con strati archeologici al di sotto della falda freatica e quindi costantemente imbibiti di acqua (‘siti umidi’), la conservazione dei resti vegetali è migliore e i campioni risultano di norma ricchi di resti, è sufficiente pertanto prelevare quantitativi di sedimento pari a circa 3 litri (1-5 litri, minimo 1 litro). Da strati archeologici di depositi asciutti (conservazione in suolo secco o minerale), prelevare 8-10 litri di sedimento per campione, se possibile anche di più. Se i campioni non vengono analizzati subito è opportuno prelevare un volume maggiore es. 10 litri per campione, per proteggere dall’essiccamento i resti vegetali preservati.

Strategia di campionamento

I campioni prelevati in uno scavo devono essere rappresentativi del deposito, cioè ogni residuo vegetale (conservato) dovrebbe avere le stesse possibilità di essere rilevato. Per questo motivo è necessario adottare un approccio statistico durante il prelievo dei campioni, tenendo sempre conto dei ritrovamenti archeologici. Il lavoro dell’archeobotanica non inizia solo in laboratorio. Un accurato studio archeobotanico on-site richiede una stretta collaborazione tra archeobotanici e archeologi per definire comunemente le strategie di campionamento e gli obiettivi che si intendono raggiungere. Sono auspicabili visite regolari sullo scavo da parte dell’archeobotanico per effettuare lui stesso i campionamenti, valutare eventuali indagini specifiche e raccogliere elementi utili per l’interpretazione dei propri dati. Se possibile, l’archeobotanico dovrebbe prelevare campioni di prova durante lo scavo per definire approssimativamente la dimensione del campione e perfezionare i preventivi dell’analisi. Anche casi speciali devono essere valutati con tutte le parti coinvolte.

Per poter valutare gli sviluppi cronologici dello sfruttamento delle risorse vegetali o fare confronti tra siti archeologici di una determinata epoca, devono essere disponibili i risultati di un discreto numero di siti, condizione che si verifica oggi solo in poche regioni dell’Europa centrale.

È possibile adottare una strategia mista di campionamento che includa:

  • Campioni di sedimento prelevati da distinte Unità Stratigrafiche (bulk samples). Il campionamento dovrebbe essere eseguito in maniera sistematica sull’intera superficie di scavo con prelievo di quantitativi discreti di sedimento (vedi sopra le indicazioni per il volume dei campioni) secondo strategie definite a priori. Per poter interpretare la destinazione d’uso o la funzione del contesto archeologico è necessario analizzare campioni da più punti. In alcuni casi può aver senso prelevare una quantità minore di sedimento da molti punti all’interno di uno strato “omogeneo” e combinarlo in un campione. La strategia di analisi può prevedere una selezione di tutti i campioni prelevati oppure una setacciatura differenziata: a maglie più grandi per l’intero campione (es. 4 mm), e a maglie di dimensioni inferiori (es. 2 e 0.35 mm) per un sottocampione di volume inferiore. In ogni caso è opportuno prelevare un numero di campioni anche superiore alle analisi che sono inizialmente in previsione, compatibilmente con la possibilità di stoccaggio degli stessi, per eventuali successivi approfondimenti.
  • Accumuli/concentrazioni di semi o frutti individuati in fase di scavo (judgement sample). Devono essere campionati secondo le indicazioni dell’archeobotanico e in ogni caso prelevati con il sedimento inglobante senza procedere alla setacciatura immediata. Il campione dovrà essere registrato come concentrazione delimitata di semi/frutti. Sono campioni di estrema importanza perché rappresentano eventi di breve durata e possono dare indicazioni precise di determinate attività (closed assemblage). Richiedono molta cura nel prelievo.
  • Campioni stratigrafici (profile column). Prelevare campioni lungo sequenze stratigrafiche che possono essere disposti lungo transetti definiti (es. da sponda a centro lago). Si tratta del prelievo di sequenze stratigrafie in continuità, ad es. tramite box metallici (es. 50 x 10 x 10 cm) su sezioni esposte o tramite tubi in PVC del diametro di almeno 10 cm da posizionare sulla superficie di scavo prima dello scavo stesso. Questi campioni sono di cruciale importanza per la ricostruzione della formazione degli strati archeologici (tafonomia del deposito) e in alcuni casi per individuare superfici d’uso all’interno dell’abitato. (Importante: disegno la sezione stratigrafica e riportare le Unità Stratigrafiche!)

Alcuni esempi di strategie di campionamento

1. Campioni da strati archeologici. Fondamentalmente, dovrebbero essere combinati due tipi di campionamento: a) campionamento sistematico: ad es. utilizzando il metodo della griglia (prelevare un campione da ogni 2 metri quadrati di offset). La dimensione della maglia della rete deve essere adattata all’entità del deposito da campionare (area più piccola – dimensione della maglia più piccola). I campioni prelevati in questo modo forniscono informazioni su ciò che è finito in un deposito per un periodo di tempo più lungo, ad es. riflettono le condizioni “medie”. b) campionamento soggettivo: campionare concentrazioni di semi visibili in fase di scavo separatamente (ad es. accumuli di cereali o noccioli, ecc.). Tali campioni forniscono informazioni sulle singole attività ed eventi (ad esempio pulizia e conservazione del grano, metodi di coltivazione, riti funerari, ecc.). Se visibili, le planimetrie delle case e altre strutture riconoscibili come focolari, buche per pali, ecc. devono essere campionate separatamente e denominate da apposite etichette. Attenzione: non confondere strati o strutture!

2. Campioni da fosse, pozzi, latrine (strutture verticali). Almeno un campione deve essere prelevato da ogni strato archeologicamente definibile. Ad es. da una fossa con diametro> 1,5 m, si devono prelevare 2-3 campioni da ogni strato, in particolare se si verificano differenze di tessitura all’interno dello stesso orizzonte. Il campione deve coprire uno strato in modo rappresentativo, quindi non si deve recuperare semplicemente il materiale da un “angolo” o ritagliarlo dal centro, ma se possibile si deve prendere il materiale dall’intera superficie di un pacchetto di strati. Anche in questo caso i campionamenti di accumuli riconoscibili a vista sullo scavo devono essere tenuti distinti.

3. Tombe e sepolture. Se possibile campionare l’intero contenuto della tomba dopo aver consultato l’archeobotanico. Il contenuto dell’urna e l’ambiente circostante devono essere tenuti separati. Altre analisi di tipo geoarcheologico devono essere valutate per individuare eventuali contenitori in materiali deperibili.

Documentazione dei campioni

La posizione del campione deve essere scelta in modo che possa essere correlata ai risultati e alla stratigrafia. Il materiale deve essere il più pulito possibile (pulire in anticipo) e recuperato con cura, ad es. evitare di schiacciarlo troppo forte con una cazzuola. Segnare la posizione dei campioni su planimetrie e sezioni. I campioni devono essere trattati ed etichettati come reperti archeologici (es. sigla dello scavo, profilo, strato, sezione, struttura, datazione, ecc.). I campioni destinati alla conservazione devono essere etichettati sia all’esterno che all’interno del contenitore. Le etichette devono essere impermeabili, resistenti alla luce e conservate in un sacchetto extra. Ottima è l’etichettatura con scritte a matita su etichette di plastica, ad es. etichette in plastica per il giardinaggio! Rilasciare un documento con l’elenco dei campioni è una buona prassi.

Archiviazione

I campioni che non vengono immediatamente processati devono essere conservati con alcuni accorgimenti. Per campioni da siti asciutti non vi sono particolari condizioni di stoccaggio se non legate al fatto che i resti carbonizzati sono fragili e sensibili alla pressione: sarebbe quindi opportuno conservare i campioni in involucri più resistenti possibile alla pressione, ad es. latte rigide o secchi con coperchio. I secchi sono anche preferibili per la conservazione perché rendono molto più facile ritrovare un campione e possono anche essere riutilizzati. Diversamente i campioni di sedimenti umidi richiedono particolari condizioni di temperatura in quanto devono rimanere umidi. Se necessario aggiungere acqua. Evitare in ogni caso che il campione perda la sua umidità! La modalità migliore è la conservazione in secchi con coperchi ermetici (o in sacchetti di plastica di buona qualità imballati a tenuta d’aria, ad esempio annodati o saldati) che dovrebbe essere tenuti sempre fresco (se possibile sotto i 5°C; per evitare lo sviluppo di funghi) e al buio (contro la crescita di alghe). Questo vale anche per il legno conservato umido e non carbonizzato.