La storia culturale dell’uomo insieme alle piante che lo accompagnano fanno da sfondo alla ricerca archeobotanica. I resti vegetali (micro e macroscopici) recuperati durante gli scavi archeologici forniscono informazioni sulla dieta dei popoli preistorici, sulla loro agricoltura, sull’uso delle piante a scopo curativo, sugli scambi commerciali e rendono, inoltre, possibile la ricostruzione dei paesaggi del passato.
L’acquisizione di informazioni sulle relazioni uomo-ambiente e il loro mutare nel tempo appare fondamentale nel definire le basi della storia della vegetazione e del clima dall’ultima glaciazione. Altrettanto significativa è la storia e lo sviluppo del nostro alimento base, i cereali, e delle altre piante coltivate a cui l’archeobotanica contribuisce con evidenze dirette.
Per il tempo che precede le più antiche fonti scritte, i resti materiali che formano i “livelli culturali” dei depositi archeologici sono le uniche fonti da cui è possibile ricostruire la storia culturale dell’uomo. Tra questi resti vi sono anche quelli di natura vegetale: legni, carboni, frutti/semi, ed altre parti riproduttive o vegetative delle piante che, una volta estratti dai sedimenti inglobanti, possono essere identificati tramite l’impiego di specifici microscopi e strumenti di indagine. L’archeobotanica trae dunque la sua conoscenza da questi archivi e, in un approccio moderno di tale disciplina, l’applicazione di criteri standard internazionali nel prelievo dei campioni e nella loro analisi risulta indispensabile per l’integrazione e la comparazione dei dati da differenti siti. Solo dalla disponibilità di numerosi siti si possano ricostruire quadri regionali della diffusione delle colture e dell’impatto uomo-ambiente.